Sotto il cielo tutti
sanno che il bello è bello,
di qui il brutto,
sanno che il bene è bene,
di qui il male.
È così che
essere e non-essere si danno nascita fra loro,
facile e difficile si danno compimento fra loro,
lungo e corto si danno misura fra loro,
alto e basso si fanno dislivello fra loro,
tono e nota si danno armonia fra loro,
prima e dopo si fanno seguito fra loro.
Per questo il santo
permane nel mestiere del non agire
e attua l’insegnamento non detto.
Prendiamo il caldo, siamo abituati a pensare che il suo opposto sia il freddo, ma in realtà il freddo non esiste, quello che noi chiamiamo freddo è semplicemente assenza di caldo, infatti possiamo arrivare a una temperatura di -273,15 °C e non andare oltre, perché non possiamo ‘immettere’ freddo, la materia in nessuna sua forma è in grado di emette freddo, è in grado solo di emettere o assorbire calore.
Questi concetti che alcuni attribuiscono a un giovane Einstein (ma non ho trovato fonti attendibili che lo confermino) a prescindere dalla fonte sono sicuramente condivisibili, e possono essere estese al nostro concetto di morte, si può infatti notare come la morte non sia altro che l’assenza di vita, ovvero un corpo morto è una macchina biologica a cui è stata tolta l’alimentazione, l’energia che prima la animava non c’è più, sul dove sia andata a finire e sul perché non sia più nel corpo fisico ci sono miliardi di ipotesi, ma nessuna certezza, non ne sappiamo niente ne a livello scientifico ne a livello filosofico.